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Intervista a Michele Visconti

Un nuovo appuntamento con le interviste di tastingbooks. Siamo in compagnia di Michele Visconti e della sua passione per la scrittura, ormai arrivata al fatidico momento del "secondo libro in uscita". Parleremo di lui, con lui, ma soprattutto della sua prima opera, "Croce e testa", e del passo avanti che compirà a breve, con l'uscita del suo secondo libro "Il ponte di ghiaccio". Buona lettura!



  • Parlaci un po' di te!


Sì, mi chiamo Michele Visconti, ho 42 anni e sono napoletano. Da metà 2019 vivo a Pescara e lavoro qui come geometra per una società d'ingegneria industriale. Vado a scuola di ballo ma non sono un campione, mi piace scrivere e disegnare. Confesso che ultimamente non disegno molto.

  • Come hai scoperto la tua passione per la scrittura e come l’hai coltivata?

E' nata per caso in realtà. A Napoli una decina di anni fa accompagnai una mia amica di nome Marina ad un corso di scrittura creativa. Non pensavo di poterlo frequentare perché l'unica lezione a cui potevo partecipare era quella che si teneva il sabato. L'insegnante fu gentile e disse che avrei potuto ugualmente unirmi agli atri allievi, e così iniziai il mio percorso.

  • Parlaci di come l’arte della scrittura ti ha conquistato.

Non è stato amore a prima vista: man mano che provavo a cimentarmi, mi resi conto che alcune cose mi riuscivano bene. Mi sono appassionato quando ho capito che scrivere mi aiutava a conoscere me stesso ed a conoscere gli altri. E' un lavoro che ti fa crescere dentro e che ti fa elaborare tante cose. Potrei smettere di pubblicare, ma non smetterò mai di scrivere.

  • Quando scrivi hai già tutta la storia in mente o la elabori strada facendo?

La elaboro strada facendo: inizialmente delle idee ci sono, e parto da una scaletta. Non è mai qualcosa di definitivo, man mano che vado avanti il percorso si illumina: ed i punti che avevo in mente in un primo momento, magari possono essere modificati o stravolti.

Hai delle abitudini particolari durante la scrittura? Mi piace farlo in tranquillità, senza scadenze. Mi distraggo spesso quando lo faccio, non mi deve sembrare un lavoro, anche se richiede impegno. Cerco di essere continuo nel tempo, ma non sempre ci riesco.

  • Dove trovi l’ispirazione?

Leggo tanta cronaca, sono un appassionato di storia. Mi incuriosisce tanto quella del nostro paese, è piena di misteri. La mia scrittura è molto contaminata da tutto questo: a volte si percepisce di più, altre di meno. Mi piace raccontare anche di cose che mi hanno emozionato, nel bene e nel male. Cerco poi di mettere in risalto le sensazioni che ho provato estremizzando tutte le vicende che le hanno generate. Mi capita anche di descrivere persone che conosco, ma non le metto mai per intero. Cerco sempre di carpire qualche caratteristica e di affrancarla ai vari personaggi.

  • Come è cambiata la tua vita scrivendo?

Oddio, non credo sia cambiata tantissimo: faccio sempre le solite cose. Dal punto di vista economico poi figuriamoci, non si vive di scrittura: solo pochi eletti possono permetterselo. La mia vita è cambiata nel senso che la scrittura mi ha reso forse una persona migliore, più sensibile. Sono agli inizi e mi sono giusto preso qualche piccola soddisfazione, alcuni mi stimano per quello che faccio, altri credono che sia un alieno: io cerco di smorzare le varie reazioni. Non dico a tutti che scrivo, e non confido a tutti i miei pensieri in merito. La scrittura è una cosa a cui cerco di dare spazio, uno dei tasselli più importanti della mia vita, ma cerco anche di non privarmi di tutto il resto.

  • Come è nato il tuo libro?

Croce e testa è un racconto che nasce da una storia vera. Ero a Napoli con degli amici a mangiare una pizza e prima di concludere la serata ci fermammo in un bar vicino al porto per un caffè. C'era un tipo strano al bancone che aveva bisogno di parlare. Inizialmente ci intimorì, poi ci raccontò i sui aneddoti: ci fece fare un sacco di risate. Quando raccontava dei night, li cercava sul telefono per mostrarceli, per dimostrarci che diceva il vero. Con il passare dei giorni le risate lasciarono il posto a delle riflessioni e cominciai a mettere tutto su carta.

  • Quanto conta la fantasia in quello che crei?

Molto, credo sia una cosa fondamentale per chi scrive. Conta che nel mio lavoro sono sempre impegnato con numeri e misure, quindi diventa necessario dare libero sfogo all'immaginazione.

  • Roberto e il suo lato più nascosto: apparentemente uno spavaldo e vizioso uomo, che passa le notti nei night club in compagnia di donne diverse ogni sera, ma che in realtà nasconde una sofferenza celata. Raccontaci di lui e di come è nato nella tua testa.

Come dicevo prima Roberto nasce da una persona reale, poi le vicende che vive sono frutto della mia fantasia. Roberto nasconde la sofferenza di una famiglia soffocante e di un matrimonio fallimentare: sono cose che tutti possiamo provare, amarezze che il più delle volte nascono da incomprensioni e che non hanno necessariamente vittime e carnefici. Le persone interpretano entrambi i ruoli, il bene ed il male sono due cose che si fondono l'uno nell'altro, difficili da separare in maniera chirurgica.

  • C’è qualcosa di autobiografico nella personalità del protagonista o nello sviluppo della trama? O è tutto frutto delle tue capacità di scrittore?

Mah, di autobiografico penso molto poco. In realtà non mi sono mai sposato. La storia è frutto del racconto dal quale ho preso spunto, poi il resto è frutto della mia fantasia: la persona che mi ha raccontato la sua storia non ha vissuto vicende sanguinarie. Le mie capacità di scrittore le lascio giudicare ai lettori.

  • Il passato. Quanto è ingombrante un ricordo e la sua memoria, nella vita di qualcuno? Quanto “pesa” la sparizione di Paolo nella vita di Roberto?

Il passato può pesare tanto nella vita di una persona, può segnarlo. E' sempre difficile elaborare, cercare di andare avanti e di non essere schiavo degli avvenimenti trascorsi. Roberto forse pensa di odiare il fratello finché non sparisce. Un rapporto conflittuale che spingerà il personaggio a guardarsi bene dentro.

  • Poche righe per invogliare un lettore a prendere in mano il tuo libro e a tuffarsi nelle sue storie.

Penso sia una storia avvincente che abbia un ritmo sempre elevato. Non ha molte pagine e quindi può invogliare anche persone meno avvezze alla lettura. Questi forse sono i due punti di forza del testo.


  • Hai qualcosa in cantiere? Un nuovo libro?

Sì, in questi giorni esce il Ponte di ghiaccio, edito dalla Giovane Holden Edizioni di Viareggio e finalista al premio Bukowski 2021. E' una storia ambientata ai giorni nostri, a cavallo tra due avvenimenti importanti della nostra penisola, uno di questi è il naufragio della Costa Concordia. Il protagonista è Claudio Morelli, giovane aspirante avvocato orfano di padre. Ha due passatempi, il poker e gli scacchi. Il padre, capitano di navi, fu accusato ingiustamente di gravi reati e per questo si ammalò e perse la vita. Claudio cercherà in tutti i modi di riabilitare l'onore del genitore. Durante la sua avventura conoscerà l'ingegnera Daniela che lo aiuterà nelle varie vicende. Il resto lo lascio alla curiosità dei lettori.

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