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Intervista a Imelda Zeqiri

Continua l'appuntamento con le interviste di tastingbooks! Anche stavolta, un volto femminile, che sa bene come scrivere, soprattutto di donne forti, analizzando i comportamenti umani con profonda attenzione. Vi presento Imelda Zeqiri.

  • Parlaci un po’ di te!

Intanto un ringraziamento speciale a te che hai deciso di intervistarmi e sapere chi sono e di cosa mi occupo. Nasco a Tirana nel 1986 e in età adolescenziale mi trasferisco con la famiglia in Umbria, uno spazio che ha influito molto sul mio modo di vivere la quotidianità e percepire la realtà. Finiti gli studi linguistici decido di trascorrere il resto del tempo tra le aule della facoltà di Lingue dell’Università degli studi di Firenze, città che mi ospita da ben 17 anni e che mi ha permesso di crescere personalmente e professionalmente. In questo momento lavoro nel sociale e scrivo progetti per diverse realtà pubbliche e private.


  • Come hai scoperto la tua passione per la scrittura? Come l’hai coltivata?

La mia passione per la scrittura nasce all'età di 13 anni e continua nel tempo grazie agli studi presso il liceo linguistico e la formazione universitaria in Lingue e Letterature Europee e Americane. I miei genitori sono stati fondamentali nella prima fase dell’adolescenza poiché hanno contribuito economicamente all’acquisto di svariate migliaia di volumi di ogni genere letterario, rendendo i miei pomeriggi interessanti e molto istruttivi. Credo di aver dedicato tutte le ore libere dell’adolescenza alla lettura di migliaia di storie e racconti!


  • Parlaci di come i tuoi studi, soprattutto quelli a carattere antropologico e sociale, hanno aiutato la tua scrittura.

La formazione umanistica mi ha concesso il privilegio di approfondire la cosiddetta "conoscenza dell'uomo occidentale" con un focus sulle lingue e letterature della parte del globo in cui viviamo, senza tralasciare gli aspetti spirituali e comportamentali. Durante questi anni formativi, fondamentali nella costruzione del mio pensiero, ho potuto individuare una serie di spunti analitici e critici, che mi hanno permesso di fare un'indagine approfondita su ogni artista con cui sono entrata in contatto, leggendo o ammirando le opere prodotte. Questi lavori sono stati sicuramente fondamentali per il mio percorso di studi e per i libri che ho pubblicato.


  • Quando scrivi hai già tutta la storia in mente o la elabori strada facendo?

Le storie che racconto sono frammenti di vita vissuta da persone che conosco, con le quali collaboro, da storie narrate ed ascoltate durante una conferenza. Prendo spunto da un argomento che ritengo rilevante e inizio a scrivere una bozza che viene sviluppata, modificata, rigenerata nel tempo. Sono certa che a distanza di anni proverò una certa tenerezza per alcune riflessioni o contributi scritti in giovane età, ma credo che sia del tutto normale. Abbiamo bisogno di un percorso da fare e maturare grazie ai feedback di chi ci legge, ai disappunti e critiche durante una presentazione, alle approvazioni ricevute via messaggio e alle sconfitte che non mancano mai, ma sono il motore della creatività. Alcune volte penso di aver scritto qualcosa di banale ed altre invece ritengo che quel determinato pensiero debba essere comunque ribadito, anche se può sembrare scontato.


  • Hai delle abitudini particolari durante la scrittura?

Ho assolutamente bisogno di stare da sola e non avere accanto il cellulare, grande fonte di distrazione e perdita di tempo. Mi piace utilizzare la sera o comunque le ore notturne per argomentare, creare, modificare e realizzare qualcosa. La mia tazza con tisane o thè è parte fondamentale dell’energia di cui ho bisogno per concentrarmi. Difficilmente riesco a produrre sotto sforzo oppure vicino ad una scadenza. Cerco di creare un calendario con un cronoprogramma per non trovarmi a dover scrivere pagine su pagine nell’arco di poco tempo. La scrittura ha bisogno di riflessione, di lettura di alcuni testi, approfondimenti e per un buon risultato bisogna sapersi concedere del tempo.


  • Dove trovi l’ispirazione?

Non credo di essere innovativa in termini di argomenti. Sono stati scritti fiumi di parole sulle tematiche che mi stanno più a cuore, ma questo non limita il flusso di pensieri che ha bisogno di trovare una forma sul foglio bianco. Le fonti d’ispirazione sono poeti, scrittori, filosofi, artisti di ogni tempo e grazie a loro cerco di portare avanti quelle analisi che loro stessi hanno iniziato e spesso non sono riusciti a portare a termine. La più importante forma d’ispirazione è indubbiamente l’arte e grazie al patrimonio che ci è stato lasciato in eredità, credo che avremo ancora molto da dire.


  • Come è cambiata la tua vita scrivendo?

Senza ombra di dubbio in meglio e non lo scrivo solo perché questa è la mia passione, ma per una leggerezza d’animo che provo ogni volta che produco qualcosa. Sono estremamente convinta che ogni individuo abbia bisogno di scaricare le tensioni che si accumulano con una passione che ha ereditato o sviluppato nel tempo. Per alcuni può essere passeggiare, per altri ballare o dormire o cantare, ma è necessario che queste competenze che abbiamo, vengano utilizzate per stare in armonia con noi stessi e gli altri.


  • Come è nato il tuo romanzo?

Dopo aver dedicato gran parte del mio tempo alla crescita professionale degli altri, mi sono fermata e ho analizzato ciò che stavo facendo per me stessa. Ho compreso in quel preciso istante che era giunto il momento di mollare tutto e dedicare tutte le risorse economiche e il tempo a disposizione all’artista che c’è in me e credo di aver preso la decisione migliore. Non dico che sia sbagliato essere il braccio della mente di qualcun altro, ma io l’ho fatto per molti anni e quel compito che mi ero autoimposta era ormai un nosense quindi è da qui che è nata l’idea di scrivere il primo romanzo ed inviarlo ad un editore. Avevo già in testa tutta la storia e le ho solo dato una forma.


  • Quanto c’è della tua vita nelle storie che hai scritto?

Come scrivevo nelle righe precedenti, le mie storie parlano di frammenti di vita di ognuno di noi. Alcune pagine sembrano cucite addosso al lettore ed altre si somigliano molto a quelle di amiche o colleghi con i quali abbiamo condiviso alcune informazioni importanti della nostra vita. C’è sicuramente una buona parte di emozioni vissute, ma Jane ha un’altra storia e tutto un suo percorso da mostrarci e sono contenta che sia lei a prenderci per mano e accompagnarci in questo viaggio sulle montagne russe.


  • Il tuo libro “Girasoli d’Oriente”: quanto conosci questo lato del mondo e la sua cultura diversa dalla nostra, e quanto ha influenzato la tua scrittura?

Lo conosco a sufficienza, purtroppo, ma è mia intenzione approfondire quanto più possibile sulle culture che hanno influenzato la stesura di questo secondo romanzo. Alcuni viaggi che ho avuto la fortuna di organizzare in contesti totalmente differenti da quelli ai quali siamo abituati sono stati una palestra per la mente e il corpo. Nel mio testo non c’è critica o alternativa al modus vivendi di una società diametralmente opposta al capitalismo sfrenato di cui si fregia l’Occidente, ma un incontro delicato con qualcosa che è infinitamente grande rispetto alla nostra quasi insensata presenza sulla terra. La cultura di alcune sezioni dell’Oriente ha molto da insegnarci, ma la frenesia e la corsa per il raggiungimento di uno status in Occidente ha annullato qualsiasi ricerca interiore.


  • Un personaggio femminile come la tua Jane ha molte sfide d’affrontare, soprattutto quelle con se stessa. Come hai elaborato la sua personalità?

Non è stato facile delineare le sue caratteristiche perché ad alcuni lettori può risultare fragile mentre altri empatizzano molto con il suo personaggio. Ho cercato di immedesimarmi nei suoi sogni tra realtà ed immaginazione e l’ho aiutata a farsi ben volere dal pubblico. Credo di esserci riuscita poiché ho mostrato tutte le sue fragilità e l’ho resa indifesa e nessun altro, oltre al suo carnefice, poteva farle del male. Questo flusso di coscienza che ci accompagna in entrambi i volumi è una modalità di caratterizzazione dettagliata del personaggio e lei diventa l’amica di tutte le donne, la sorella di tutti i fratelli e la figlia che tutti vorrebbero proteggere, l’uno e il molteplice nella figura della piccola Jane.


  • La metafora del viaggio, fisico e spirituale: come ce la puoi spiegare?

Jane e il suo viaggio in Oriente saranno un'analisi delle emozioni da un punto di vista antropologico e filosofico senza presunzione alcuna di dare delle risposte valide universalmente. Il viaggio non sarà solo uno spostamento fisico, ma anche un incontro con i propri demoni e le paure che la/ci abitano. "Il girasole piega a occidente e già precipita il giorno nel suo occhio in rovina" scriveva Salvatore Quasimodo e su questa frase si costruiscono due storie che si intrecciano e vivono parallelamente tra Oriente e Occidente in un caos colorato di umanità e sacralità. Jane ci accompagna per mano nelle profondità dei sentimenti che contaminano la mente di chi è abituato a non vedere limiti dove ci sono diversità, ma custodisce nell'anima i frammenti di bellezza e da lì incontra per la prima volta lo spirito e ne rimane affascinato.


  • Poche righe per invogliare un lettore a prendere in mano il tuo libro e a tuffarsi nella sua storia.

Un viaggio nel tempo alla scoperta di chi vive abbandonato tra gli inganni della materia e chi si rifugia ermeticamente nei sogni per isolarsi dalla solitudine dell'abbandono. Attraverso un'esplorazione profonda della protagonista Jane, il lettore navigherà tra gli spazi reconditi dell'anima e della mente, senza tralasciare la materia, oggetto di incanto e di allucinazione.


  • Hai qualcosa in cantiere? Un nuova storia?


A breve sarà pubblicato un saggio dal titolo “Distances – Indagini interspaziali”, un’analisi sulle distanze fisiche, mentali e sociali con un focus sulle relazioni umane e sul capitalismo sfrenato che sta modificando in negativo l’evoluzione della specie umana. Quasi sicuramente uno dei due romanzi sarà tradotto in una lingua europea e nel 2022 mi auguro possa uscire il terzo ed ultimo capitolo della storia di Jane.



Photo credits: Imelda Zeqiri, Facebook

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