top of page
Immagine del redattoretastingbookscoop

Intervista a Franco Legni

Irriverente, caotico...irresistibile. É l'effetto Nichi Moretti quello che tutti coloro che leggono il libro di Franco Legni, tendono a "subire". In una bella intervista accurata, Franco ci racconta di sé e dei suoi segreti per dar vita ad un personaggio così carismatico come quello di Nichi. Buona lettura!



1. Parlaci un po’ di te!


Mi chiamo Franco Ho 47 anni, faccio l’avvocato, e non bevo da ieri sera. Nel tempo libero giro con la mia vespa 50 special che ho ereditato da mio nonno, amo tirare di freccette, pratico il trekking e ogni volta che vedo una bella donna mi fermo a pensare alla grandezza dell‘universo. E poi c’è Prato, dove vivo e cerco di ambientare le cose che scrivo e dove col tempo è nato un bel fermento culturale. E‘ la città dell’Oscar Benigni e dei premi Strega, ma c’è anche un sottobosco di iniziative più piccole che testimoniano la voglia di farsi vedere, di proporre qualcosa di alternativo: insomma è un bel cantiere. Stasera ad esempio sono impegnato nella presentazione di wikipene, un libro scritto da un’urologo di fama che parla di peni di ogni colore e dimensione. Ma resto umile.

Come hai scoperto la sua passione per la scrittura? Come l’hai coltivata?

Tutto parte dalla lettura: prima di scrivere (a vanvera) come sto facendo ora, sono da sempre innanzi tutto un lettore appassionato. Questo è stato il motore di tutto. Non provenendo da una famiglia di letterati (i miei hanno la licenza elementare) non sono stato avviato alla lettura in maniera ordinata (sebbene i genitori mi abbiano sempre finanziato e incoraggiato nella mia fame di libri) e disordinata è stata la mia formazione… come del resto gran parte della mia vita. Quindi sono incappato in autori mediocri e in capolavori, in libri noiosi e bellissimi. Così scoprire Celine per caso o Dostoevskij o Ammaniti, tanto per fare dei nomi, è stato illuminante. La voglia di essere uno di loro unita alla consapevolezza di saper comunicare, mi ha spinto a scrivere. Prima per gioco poi con impegno sempre maggiore, ma sempre in maniera spensierata. Nella mia testa ho un mondo fatto di mille storie e lentamente sto cercando di fare incontrare i personaggi. E poi diciamocelo, gli scrittori hanno un certo appeal sulle donne (almeno così credevo quando iniziai a scrivere) e mi parve un ottimo incentivo.

Parlaci di come la tua professione, nella vita reale e in quella del protagonista della tua storia, ti ha spinto ad inserirla nella trama.

Come detto sono un avvocato, ho uno studio dove lavoro con un socio da circa venti anni (a lui daranno il nobel per la pace) e nel quotidiano sono un burocrate. Molte cose del mio lavoro mi piacciono, altre le detesto: ad esempio il diritto in sé mi affascina ma la pratica a volte mi stufa. Per fortuna ogni sera riesco a dedicare almeno un’oretta alla scrittura e questo mi conforta; anche se socializzare con le persone che difendo, spesso mi diverte tantissimo. Tuttavia gli avvocati non sono quelli dei film, che vivono una vita emozionante e fanno discorsi magnifici in tribunale. Ho visto principi del foro fare dei monologhi che nemmeno nel finale di blade runner, per difendere uno scippatore e questo mi ha condizionato molto nella creazione di Nichi Moretti. In pratica lui incarna il peggio e il meglio della professione: l’avvocato annoiato, che se ne fotte di tutto, che si droga, fa comunella con i delinquenti e che in uno studio legale dovrebbe fare l’imputato. Insomma bisognava un po‘ smitizzare la categoria.


2. Quando scrivi hai già tutta la storia in mente o la elabori strada facendo?


No affatto, altrimenti sarebbe una noia mortale. Ci ho provato, ma ci ho anche battuto la faccia contro. Una volta in particolare mi ero fatto lo schema per un bel libro, ma all’atto pratico dopo trenta pagine non ne potevo più. I miei personaggi devono vivere nella mia testa e venire fuori all’improvviso. Ho sempre un’idea di base, un canovaccio ma cosa succederà lo so solo al momento di scrivere. Questo condiziona molto la mia attività, visto che spesso mi metto davanti al computer e finisco per cazzeggiare senza buttare giù una riga, ma anche questo fa parte del mestiere.

3. Hai delle abitudini particolari durante la scrittura?


Stephen King mi pare dica che fra le regole da rispettare per essere un ottimo scrittore c’è quella di avere metodo e costanza, vivere una vita piena, avere talento, scrivere per divertire e tirare dritto durante la prima stesura. Io fino ad ora ho avuto una vita piena di avventure, per il resto ci sto provando ma non è semplice. In particolare la prima stesura… ci torno sopra di continuo, non vado avanti se ciò che ho scritto non è perfetto e mi piace. So che è sbagliato ma non posso fare altrimenti… e per questo ho bisogno di molto tempo (e questa è la mia scusa per non ammettere di essere semplicemente pigro)


4.Dove trovi l’ispirazione?


Dalla vita di tutti i giorni. Ho amici divertenti, ho avuto una vita molto movimentata e allegra, sono stato un bambino per tanto tempo e questo mi ha consegnato una certa spensieratezza nello scrivere. In più mi diverto molto a raccontare un personaggio mi somiglia tantissimo… anche se Moretti è un po‘ estremo talvolta, ma parla come me, combina le stesse cose idiote e non fa nulla per nascondere i propri difetti (anzi ne fa vanto). Quindi è una specie di terapia: lo so che Moretti è fatto così perché io per primo sono come lui e spesso non mi piaccio affatto… ma è la mia natura. In ogni caso in quello che faccio, cerco di metter sempre un po‘ del mio vissuto e questo mi diverte: rileggo le mie cose e rivedo spezzoni del passato o di quello che vorrei fare. E poi c’è la magia di fare incastrare ogni pezzo della storia che si sta raccontando e questo è sempre magnifico.


5. Come è cambiata la tua vita scrivendo?


Mah in realtà non molto. Di certo la scrittura mi ha permesso di incontrare molti dei miei idoli letterari e sicuramente mi fa piacere se qualcuno mi scrive dicendomi di essersi divertito coi miei libri, ma grandi mutamenti non ne ho fortunatamente avuti. Di sicuro la scrittura mi ha dato una valvola di sfogo meravigliosa: vado a letto e ogni sera penso a cosa succederà al protagonista di quel che sto scrivendo. Diciamo che mi ha riempito la testa di cose divertenti che posso raccontare e… ecco mi invitano più spesso alle inaugurazioni delle mostre e alle presentazioni dei libri, questo sì: potrei campare di tartine.


6. Come è nato il tuo libro?


Io Nichi Moretti in realtà sarebbe un prequel: è nato dopo il successo del mio primo libro in editoria indipendente: Due di Briscola (che uscirà nuovamente nell’aprile 2022 con Giunti Editore). Quello era stato un piccolo caso letterario, ma nessuna casa editrice importante si era fatta avanti, quindi sentii di dover esagerare un po‘, facendo un libro che fosse anche un fumettone: avevo voglia di far sparare i miei personaggi, di farli picchiare, di ridicolizzare la violenza, ma di farlo scrivendo in punta di fioretto. Non so se poi ci sono riuscito ma il risultato rispecchia quel che desideravo fare. Per caso in quel periodo lessi „Che la festa cominci“ di Ammaniti (che resta per me un gigante ed un punto di riferimento sempre) e mi si aprì un mondo. In fondo lui veniva dalla vittoria dello strega con „Come Dio comanda“ e tutti si aspettavano un libro serio e impegnato, mentre quel genio se ne uscì con un testo folle, esilarante, senza un briciolo di morale: un libro che mi fece impazzire. Sull’onda di quell’entusiasmo mi inventai le tre donne del libro e le inserii in un contesto quasi reale (la cronaca del mio esame di Stato non è dissimile: davvero studiai con Lorenzo e davvero fu una mattanza umana). Insomma anche questo libro nasce dal disagio e dalla confusione mentale.

7. Quanto conta la fantasia in quello che scrivi?


La fantasia è fondamentale, perché tutto nasce da lì, e non va tenuta a freno, anzi, si deve osare, scrivere l’imponderabile, lanciarsi e magari sfracellarsi e cancellare tutto. Di norma parto da un’idea (anche marginale ma bella a mio parere) e ci costruisco un mondo avanti e dietro… a volte funziona, a volte si rivela un fallimento, ma io così ho imparato a fare e così credo continuerò. E questa è la parte bella, la creatività. La cosa più difficile semmai è farsi comprendere, mettere in parole le immagini e uniformare tutto ad uno stile omogeneo. Quella è la cosa difficile: sceglierne uno e portarlo avanti identico anche se il morale cambia e la storia devia dai binari stabiliti.

Nel tuo romanzo, “Io Nichi Moretti”, Nichi è un vero e proprio protagonista irresistibile, pieno di pregi e difetti che lo rendono quasi reale. Quanto conta la caratterizzazione di un personaggi, per far funzionare una storia?

Moretti sono io qualche anno fa, quindi per me è naturale raccontarlo così… anche se ora sto invecchiando e devo fare uno sforzo a non adattarlo alla mia persona di oggi per non „normalizzarlo“. Di fatto per renderlo interessante lui deve rimanere se stesso qualunque cosa succeda, quindi lo sforzo nel suo caso è calarlo in realtà che ne esaltino le doti umane (che non ha! E‘ una bestia e pensa solo a se stesso). Gli altri personaggi invece mi richiedono uno sforzo maggiore. A me piacciono i dialoghi e i soggetti vanno caratterizzati per rendere divertenti gli scambi di opinioni fra loro, altrimenti tutto sembrerebbe un grande monologo. Il segreto secondo me è stigmatizzare le peculiarità dei soggetti e, ove possibile, far crescere l’intensità delle loro caratteristiche man mano che la storia va avanti. In quel modo anche la „staticità“ morale di Moretti viene esaltata.


8. L’umorismo che trasuda da Nichi e dalle sue avventure arricchisce tutto il romanzo. Pensi sia un genere, quello umoristico, sottovalutato nella nostra letteratura moderna? Ci prendiamo tutti un po’ troppo sul serio?


Più che seri, i lettori stanno diventando seriosi: si legge poco e nei libri si vorrebbe trovare il segreto della vita. Così ci si esalta a volte per testi che dicono delle gran banalità con enfasi e scrittura profetica e si bollano come appartenenti ad un genere minore quei libri dove disgraziatamente si ride invece di parlare di figli morti, malattie, amori finiti, crisi di mezza età, bullismo ecc. Ritengo che di tutte quelle tematiche sia piena la nostra esistenza e che ogni tanto sia anche necessario staccare. Di fatto il genere umoristico, se così vogliamo definirlo, è considerato leggero e frivolo da una buona massa di lettori. Così scrittori come Niven (altro mio idolo) sono sottovalutati, nonostante siano assolutamente geniali. Diciamo che ci vogliono entrambi i generi e che ognuno deve leggere ciò che lo fa star bene.


9. Poche righe per invogliare un lettore a prendere in mano il tuo libro e a tuffarsi nella sua storia.


Io Nichi Moretti è un libro in cui ci si deve calare: si sceglie un personaggio e si prova a viverlo leggendo la trama, nella consapevolezza che nulla andrà come deve andare. Ha il pregio di essere diverso da quel che si legge abitualmente e il merito di non voler dare una morale al lettore. Inoltre ci abbiamo messo mesi a togliere ogni parola di troppo, ogni espressione inutile: ogni scheggia minuscola è stata piallata per far scivolare meglio la barca sul fiume. Si parla di personaggi abietti ma lo si fa con amore e passione. E non importa se ad un certo punto uno dei protagonisti compie un gesto insensato o se il ragionare di un personaggio appare folle: tutto fa parte di un puzzle che alla fine andrà a comporsi. Senza mai prendersi sul serio.


10. Hai qualcosa in cantiere? Un nuovo romanzo?


Ad aprile 2022 uscirà sempre con Giunti, il nuovo libro: lo stiamo editando e scegliendo la copertina, facendo tutto quel che va fatto. Come detto sarà sempre un libro su Moretti (si intitolerà due di briscola) e vi assicuro che è un gran bel testo… e non vedo l’ora che esca. Nel frattempo sono a metà del terzo libro… ma di quello non se ne può parlare. Però ecco, la sera prima di addormentarmi penso a quel che succederà al mio personaggio e in questo periodo mi addormento ridacchiando.

97 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


Post: Blog2_Post
bottom of page