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"Il ponte di ghiaccio": il nuovo romanzo di Michele Visconti


Passato, presente e futuro di Claudio, il protagonista, in un’Italia scossa da grandi accadimenti. Si presenta così il nuovo romanzo di Michele Visconti, edito dalla Giovane Holden Edizioni.



Un ponte è un collegamento. Senza quella fondamentale struttura due zone non entrano in contatto, due mondi non si parlano, due universi non dialogano.

Sulla base di una struttura solida che mette in comunicazione parti e mondi, la storia di cui vi voglio parlare scivola su una strada come un’auto durante un lungo viaggio, che per altro è protagonista stesso della vicenda, sotto forma d’indagine personale e non. Un ponte può essere anche un semplice parlare, una connessione spirituale, intima, e per quanto Michele Visconti abbia fatto riferimenti anche diretti e concreti nel suo nuovo romanzo, la lettura che questa storia richiede, non è solo quella inerente ai fatti narrati, ma anche a quella scaturita dalla “lettura” dei suoi personaggi. Ma andiamo per ordine.

Michele Visconti non è nuovo alle pagine dei romanzi. La sua prima creatura, “Croce e testa”, ha visto la luce nel 2020 e ha avuto un riscontro ben gradito dagli appassionati. Ora però è pronta a lasciar spazio sugli scaffali delle nostre librerie a un degno compagno d’avventura e fratello, nato proprio dalla penna di Michele grazie ancora alla collaborazione con la Giovane Holden Edizioni: sto parlando de “Il ponte di ghiaccio”, un romanzo dove realtà e finzione entrano in connessione, portando il lettore a conoscere facce nuove, ma allo stesso tempo a collocarle in un periodo storico che tutti noi conosciamo e abbiamo vissuto.

Partendo proprio dall’ambientazione e soprattutto dagli anni narrati da Michele, ci ritroviamo catapultati in vari luoghi, perché i personaggi di questa storia sono dei veri e propri viaggiatori. Claudio, il protagonista, è un aspirante avvocato che è arrivato quasi alla fine del suo percorso di studi e di praticantato. Scegliere questo tipo di professione ci potrebbe far apparire il protagonista come una persona inquadrata, dedita a un impiego che prende tempo e testa, ma l’idea che Michele ci dà del suo personaggio ce la mostra a pieno già dalle prime pagine e si dimostra una sorpresa come l’intera evoluzione della sua storia. Claudio gioca a poker con i suoi amici, si diletta nel basket, partecipa a tornei di scacchi e ha come migliori amici saccenti snob ed ex pugili. Un personaggio singolare, penserete… e allora cosa c’entra l’avvocatura in tutto ciò? É tutto alla base della stessa personalità di Claudio, e Michele la rende fruibile e comprensibile proprio grazie alle parti riuscite con maggior successo nella stesura del romanzo, ovvero i dialoghi. Francesco, Filippo, Daniela, Silvia… sono tante le figure che si interfacciano con il protagonista, e tutte mettono in risalto la padronanza di linguaggio di un futuro avvocato che sa giocare con le parole e riesce ad andare dritto al punto di ogni discorso, a vincere a scacchi con facilità e a fare chiarezza su alcune zone oscure del suo passato, soprattutto quelle vicine alla morte di suo padre.

É qui che la trama prende veramente forma, ovvero quando Claudio ci permette di capire e comprendere la sua ossessione: riabilitare l’onore di suo padre, capitano di nave accusato ingiustamente di detenzione di droga e trasporto di container illegali, proprio nel suo ultimo viaggio, quello che poco dopo lo ha lasciato morire senza potersi riscattare. Il mistero prende forma e con lui anche le ansie e le insicurezze di un figlio che non può convivere con questo peso, con il tassello mancante di una giustizia che va richiesta e ottenuta. Per questo Claudio decide di partire per un lungo viaggio lungo alcuni punti della penisola, scivolando nel passato di suo padre, passando da Mestre a Genova, insieme alla sua spalla, ovvero l’amico di sempre: Francesco.


La metafora del viaggio è nota a tutti dai tempi di Ulisse: un viaggio non solo fisico, ma anche interiore, che ti porta ad affrontare il mondo con tutte le sue angherie, ma che allo stesso tempo ha la forza e magari la presunzione di formare un nuovo uomo. Il viaggio di Claudio è fisico, in giro per l’Italia; interiore, perché indaga su sé stesso; ma anche nel passato, pronto a rimetter mano alla storia della sua famiglia, a riscriverla nel modo giusto.

Come ho accennato anche prima, la vera forza di questa storia sta in due fattori principali, primo fra tutti la collocazione storica della vicenda. Molti luoghi sfiorati o frequentati da Claudio durante la sua ricerca di verità, racchiudono dettagli ed eventi che ci portano in un determinato momento della storia recente del nostro paese; spesso fatti di cronaca che abbiamo sentito e vissuto sulla nostra pelle, nella nostra stessa vita e che Michele ci racconta in virtù dell’avventura del suo Claudio in modo sì marginale, ma anche completo.

Il secondo fattore determinate per la riuscita di questa storia, sta proprio negli “attori” che l’hanno messa in atto. Non solo Claudio tra le prime file, ma anche i suoi amici e i numerosi personaggi che il lettore incontra e conosce durante la lettura. Un posto fondamentale lo occupano le donne: Daniela, giovane donna conosciuta in un bar che salverà spesso Claudio da eventi imprevisti; Silvia, la madre del protagonista pronta a lasciare tutto e partire in aiuto del figlio; Mary, lo spiraglio di luce di cui la vita di Francesco aveva bisogno e che riuscirà a percepire solo per poco. Tutte queste donne e altre sono caratterizzate al meglio per dar modo alla storia di avere anche una lettura femminile, donne forti nelle loro fragilità, indipendenti e coraggiose, pronte a mischiarsi in mondi che non conoscono, solo per aiutare chi amano.

Un altro elemento che aiuta nella lettura è sicuramente la scorrevolezza del testo stesso. Già in “Croce e testa” avevo avuto modo di appassionarmi allo scrivere semplice ma efficace di Michele, con un lessico appropriato e ben studiato per la realizzazione del libro, ma credo che stavolta si sia superato: scorrevole, piacevole e curata è una scrittura che resta ma allo stesso tempo non appesantisce. Insieme a una trama coinvolgente, mi sento di dire che il connubio è davvero ben riuscito.

Anche le citazioni, che potrebbero portare a un’idea di appesantimento del romanzo stesso, in realtà fungono da perfetta cornice a dei bei “botta e risposta” che sono il cuore della riuscita della storia.


In conclusione, una storia che fila, appassiona e soprattutto che funziona. Il compito di Michele di farci leggere con piacere queste pagine è riuscito, com’era successo anche per il suo libro precedente. Una cosa che ho notato con piacere, sin dalle prime righe de “Il ponte di ghiaccio” è quasi il divertimento con il quale sono certa che l’autore si sia dedicato nel narrare le vicende, mettere su l’intreccio e soprattutto caratterizzare personaggi, anche di più che in “Croce e testa”. Una passione nello scrivere che si trasmette diretta al lettore e che, personalmente, ho recepito da subito trovando poi la degna conclusione con un finale giusto, apprezzabile.


Sono molti i dettagli che ho analizzato, ma altrettanti quelli che non possono essere trattati in una recensione, perché vanno semplicemente letti e vissuti fra le pagine di un buon libro come questo.


Autore: Michele Visconti

Editore: Giovane Holden Edizioni

Collana: Battitore libero

Anno di edizione: 2022

Pagine: Rilegato Prezzo: 13,30

(da IBS.it)














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