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Recensione de "Il Giudizio Universale" di Raimondo Preti


L’Arcangelo Gabriele è in “missione per conto di Dio”. La pessima condotta degli uomini ha esasperato colui che ha dato loro vita e per questo motivo la scelta sembra obbligata: c’è bisogno di una nuova punizione, di un’avvisaglia che rimetta tutti in riga. Un nuovo Giudizio Universale. Gabriele viene incaricato di “rapire” tutti i bambini della Terra, con l’obiettivo di ripopolare un nuovo mondo diverso, meno corrotto e abbandonato alla cattiveria degli uomini. Ma l’angelo non è infallibile e i vizi e le particolari caratteristiche umane lo coinvolgono tanto da fargli perdere velocemente la bussola. Perché gli uomini hanno tantissimi difetti, ma a volte alcuni di essi sono irresistibili... Con queste premesse, Raimondo Preti, che come tutti i veri scrittori ha scoperto in seconda battuta della sua vita l’arte dello scrivere, ci presenta la sua ultima opera. “Giudizio Universale” è di nome e di fatto un libro che porta con sé una rivoluzione. Leggerlo equivale a immedesimarsi in un personaggio totalmente diverso da noi: chi mai penserebbe di poter capire le esigenze di Dio, come un vero Arcangelo? Eppure, con la scrittura di Raimondo e soprattutto la psicologia e la caratterizzazione di Gabriele, non ci siamo mai sentiti così vicini ad una creatura ultraterrena. O forse sarebbe meglio dire il contrario, perché sembra proprio che sia Gabriele quello che riesca in qualche modo a mimetizzarsi alla perfezione tra noi. Ma andiamo per ordine. Se vi aspettate di leggere le disavventure di un casto e puro angelo, siete lontani anni luce dall’idea che l’autore ha dato del suo protagonista. Gabriele racchiude al meglio pregi, difetti, vizi e virtù di noi esseri umani. Raimondo ce lo fa capire sin da subito con l’aiuto della sua penna, perché a parer mio lo stile di questo romanzo è parte stessa della storia. La toscanità dello scrittore si sente rigo per rigo e questa cosa dona alla storia un ritmo divertente, leggero, accattivante. Lo stesso Gabriele, sin dalle prime pagine, sembra un discolo scolaro alle prese con il suo Dio-Professore che lo lancia sulla Terra per risolvere un problema nettamente più grande di lui. L’atteggiamento dell’angelo diverte sin da subito: si adegua al linguaggio giovanile per cercare di capire e mimetizzarsi con l’ambiente che lo circonda, giura e spergiura incrociando le dita dietro la schiena, come un ragazzino colto sul fatto, si veste come un rapper persino apprezzando quel tipo di abbigliamento. Questi sono solo alcuni esempi di come l’umorismo e la leggerezza, in questa storia, la fanno da padroni, perché è vero che ogni romanzo ha bisogno di un vero e proprio protagonista, ma spesso e volentieri lo stile è molto più di un semplice accompagnamento: i dialoghi ne sono colmi, e non è solo Gabriele a usufruire di questo potere, perché elemento fondamentale di questo libro è anche la singola resa di ogni capitolo, che vede già dal titolo la presentazione dei numerosi personaggi, secondari e non, che avranno a che fare con il vero Giudizio Universale. Poco più che apparizioni fatte da poche battute, così si presentano le numerose comparse che colorano una trama imbastita appositamente per avere uno sprazzo dei peccati e dei crimini che sono un po’ lo specchio di un’umanità decisamente alla frutta: omicidi, rapimenti, cattive azioni, ma il tutto descritto sempre con la solita tecnica celata da un umorismo graffiante.

“Ricordavo che gli uomini fossero fasulli, maligni, crudeli, nel migliore dei casi indifferenti, ma dall’ultima volta, sembravano peggiorati.”

La bravura di Raimondo sta proprio nel non trasformare quest’opera in un banale elenco splatter di cose mostruose che l’uomo è in grado di compiere. Il grottesco lo si intuisce, non lo si osserva direttamente dalle parole dell’autore: capiamo che si è compiuto un atto aberrante, ma non per questo ne abbiamo traccia diretta nel testo. Perché quello che importa non è la singola azione, quanto l’insieme che Dio stesso ha notato e che lo ha spinto ad agire. Il tutto, con quel modo scanzonato e a volte irriverente di cui si dipinge la storia. Tornando ai personaggi, alcuni restano impressi più di qualche semplice pagina, primo fra tutti il piccolo Vanni, che insieme alla sua famiglia, che donano un po’ di luce al cielo nero portato da Gabriele. Oppure la “coppia imperfetta”, ovvero Gastone e Belpietro, rispettivamente poliziotto e assistente, che con le loro gag possono intrattenere noi lettori anche senza mandare avanti nessuna trama concreta. Un grande potere, questo, che deriva proprio dall’uso della parola e dello stile da parte di un autore che sa cosa vuole comunicare. Riuscire a trasmettere, a tenere incollato il lettore senza creare un background potente, ma semplicemente dando voce agli “attori”, non è una cosa semplice. Come i personaggi che ruotano attorno a Gabriele, anche l’ambientazione de “Il Giudizio Universale” assume il ruolo di sfondo superfluo. Essendo la narrazione basata sul racconto di vizi e peccati, è questo l’aspetto a cui si dà maggior risalto. Raimondo non si dilunga troppo su descrizioni, arricchendole di dettagli e particolarità, ma anzi, fa sua una tecnica molto cinematografica, giocando con rapidi cambia scena che rendono la lettura stessa incalzante e ritmata. In parole povere, questo libro ha tutto: una trama coinvolgente, uno stile ritmato e divertente e un protagonista che muove la sfera dei personaggi a suo piacimento, dando così vita a dialoghi brillanti da vera e propria sceneggiatura cinematografica. Se vi piacciono le storie a tutto tondo, con quel tocco noir-umoristico che rende leggero un tema forte, siete sulla strada giusta. Se invece preferite le storie pompose, barocche, cariche di una morale lontana dal nostro pensiero...allora “Il Giudizio Universale” non fa per voi. Ma attenti...perché Dio ci osserva e Gabriele potrebbe essere pronto per una nuova missione punitiva.

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